Archivi del mese: Novembre 2013

Italianistica post-coloniale

di Paolo Valesio
in http://paolovalesio.wordpress.com/2013/11/04/italianistica-post-coloniale/

L’italianistica negli Stati Uniti (e non solo) sta attraversando una situazione di emergenza: sembra entrata in una stagione che ha aspetti post-coloniali. Forse questa è la giusta nemesi di un passato (prima parte del secolo scorso) in cui l’italianistica americana era “colonizzata” da quella italiana – in cui cioè sembrava cosa naturale che gli studi di una data lingua-e-cultura si modellassero su quelli della madrepatria (e questa è ancora essenzialmente la situazione degli studi italiani di anglistica). Se volessimo essere deterministi, potremmo dire che l’italianistica italiana vede diminuito il controllo sull’agenda dei propri studi dapprima come conseguenza del generale appannamento d’immagine dell’Italia dopo la guerra sciagurata e perduta, e più tardi in conseguenza della fine delle illusioni sulla durata del “miracolo economico” italiano. Ma qualunque siano le cause, è venuto il momento di guardare attentamente agli effetti: sono in larga misura le università anglo-americane che dettano oggi le tematiche e i metodi della ricerca italianistica, soprattutto in campo moderno e contemporaneo. Questa constatazione non vuole essere una “lamentatio”. L’inversione di tendenza ha portato anche a sviluppi positivi: maggiore attenzione al nesso letteratura-società, interrogazioni critiche più penetranti. Che poi questi sviluppi si esprimano a volte, nella micropolitica universitaria, con qualche enfasi opportunistica (una certa gergalità nei bandi di concorso e nei temi congressuali, con conseguente ansioso allineamento dei dottorandi, italiani e non, impegnati nella ricerca di posti sempre più scarsi) – tutto ciò non dovrebbe essere ragione di particolare stupore e scandalo. L’università è, fin dall’alto medioevo, luogo di continui, delicati conflitti e compromessi tra la libertà della ricerca e il conformismo ideologico.

Allora in che consiste l’emergenza? Consiste nello sconfinamento della micropolitica universitaria in macropolitica: lo studio e l’analisi tendono a traboccare in un attivismo ideologico e semi-partitico. Regna una certa degnazione, una certa ipercritica verso l’Italia di oggi, con particolare martellamento sul tema dell’immigrazione e su quello dell’identità sessuale. Sorge allora il sospetto che tutta questa predicazione sull’Italia all’insegna della correttezza politica sia anche, in buona parte, un grande spostamento o “displacement” di problemi fortemente americani. I conflitti sull’immigrazione, infatti, sono almeno altrettanto duri negli Stati Uniti (dove la legislazione è molto più rigida); e i problemi dell’identità sessuale sono, in America, almeno altrettanto tumultuosi. Per non parlare dell’oppressività del controllo statale, del militarismo, del pulsare della violenza connessa alle onnipresenti armi da fuoco – tutti problemi molto più gravi in America che in Italia. E’ venuto il momento, per l’italianistica negli Stati Uniti, di cominciare a ripensare il proprio ruolo critico, non solo verso la cultura italiana ma anche verso la cultura del paese in cui essa opera.

Paolo Valesio, Editor in Chief/ Direttore di “Italian Poetry Review” (IPR)
Cattedra “Giuseppe Ungaretti” di Letteratura Italiana
Columbia University, New York