Già nel cranio cartesiano
un foro ricavò il verme del nulla
dalla bocca risputato in loica crisalide
Come mai, e sai che accade,
ciò che annoverammo nella discesa
sbalza a lato e si strapiomba?
Com’è che, ed è sovente,
mi appoggio a pareti credute cieli
poi il palmo della mano scopro annerito
e annichilito io e spudorata lei,
la vertigine vorace?
io funicella assieme agli altri
e orsù coi paraventi di carta velina
Carnascialesco carraio sarò da grande
e divina la finzione che porterò a spasso.
«Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni»
(Jacques Prévert su Miró)