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Qualche considerazione su Paine in margine a una rassegna critica

di Maurizio Griffo

La rassegna critica di Danilo Breschi, Una “Paine-Renaissance” tutta italiana? («Filosofia politica», 1/2013, pp. 133-144), sollecita qualche riflessione aggiuntiva, tanto dal punto di vista storiografico, quanto da quello della discussione sull’attualità di Paine. In particolare vorrei soffermarmi su di un aspetto specifico, messo in luce in uno dei testi discussi nella rassegna: T. Casadei, Tra ponti e rivoluzioni. Diritti, costituzioni, cittadinanza in Thomas Paine, Torino, Giappichelli, 2012.

Casadei rileva che il pamphlet Agrarian Justice, scritto da Paine nell’inverno del 1796 e pubblicato l’anno successivo, sarebbe un antecedente del dibattito attuale sulla riforma del welfare in materia di basic income e diritti di cittadinanza. A tal proposito Casadei cita una nutrita e recente letteratura in materia dove lo scritto painiano è indicato come un assai significativo precedente. Sarà il caso di rilevare che questa discussione aggiorna e rinnova una precedente tradizione euristica. Assai spesso nella storiografia sull’argomento questo scritto di Paine è stato indicato come una sorta di incunabolo del laburismo britannico, ovvero come una prima manifestazione dell’incipiente sviluppo del movimento operaio. Si tratta di una linea interpretativa che annovera autori assai significativi. Da Bertrand Russell a G.D.H. Cole a Edward P. Thompson.

A tal proposito, vale la pena di osservare che si tratta di scrittori e studiosi britannici. Il fatto è che le origini del socialismo di oltremanica sono legate anche allo sviluppo, nel corso del XIX secolo, del movimento cartista, che ha sempre annoverato Paine tra i suoi antecedenti ideali. Oggi, tramontato lo stato assistenziale novecentesco, mutato profondamente anche il laburismo inglese, appare ovvio che le linee di lettura del pensiero di Paine vengano a modificarsi.

Il ragionamento che abbiamo fin qui svolto potrebbe suggerire una prima, sommaria, conclusione. Paine può essere considerato un autore classico, perché la sua attualità si rinnova con il passare delle stagioni, e con il mutare dei punti di riferimento politico. Se questo è in parte vero, converrà, però, svolgere qualche altra considerazione, riesaminando sommariamente proprio le proposte di riforma che lo scrittore angloamericano ha formulato in Agrarian Justice. In quella sede Paine suggeriva di creare un fondo comune, per destinarlo a due obiettivi. In primo luogo garantire a tutte le persone che avessero raggiunto i cinquanta anni di età una pensione annua di dieci sterline. Inoltre, donare a tutti coloro che raggiungono la maggiore età un bonus dell’ammontare di quindici sterline. Il fondo doveva essere finanziato con una tassa di successione del dieci per cento sulla terra e sulle proprietà personali.

In sostanza, lo scopo che il pamphlet si propone è quello di accrescere la coesione sociale (adoperiamo di proposito una formulazione attualizzante).
Da un lato evitando la formazione di uno strato di anziani indigenti, dall’altro dando un contributo a fondo perduto ai giovani che entrano nel mondo degli adulti, in modo che si possano collocare più vantaggiosamente sul mercato del lavoro o possano intraprendere un’attività autonoma. Anche il modo in cui Paine pensa di finanziare il fondo, è volto ad evitare di inasprire i conflitti sociali. Per questo, come è detto esplicitamente dall’autore, il prelievo viene effettuato nel momento in cui la proprietà passa di mano. Come si vede, la proposta painiana non è contraria al mercato, né si propone di annullare le diseguaglianze sociali. Al contrario si prefigge i più modesti obiettivi di venire in soccorso dei ceti meno abbienti e di offrire un aiuto ai più giovani in una fase delicata della vita. A questo punto possiamo chiudere il nostro discorso con una duplice considerazione.

Paine è stato spesso dipinto come uno scrittore incendiario, un impenitente rivoluzionario. Esaminando il contenuto del suo pamphlet più avanzato ci si rende conto che l’approccio painiano è assai più moderato e conciliante. Osservazione che risulta ancora rafforzata ove si ponga mente alle circostanze in cui Agrarian Justiceviene scritto. In quel periodo Paine si trova in Francia e il pamphlet è composto come una risposta politica alla “congiura degli uguali” promossa da Babeuf. Per questo il titolo richiama la giustizia agraria in contrapposizione ad una legge agraria che mettesse in comune la proprietà.

Infine, se a proposito di questo scritto di Paine è opportuno richiamare, come fa Casadei, la discussione odierna sulla basic income, altrettanto legittimo può essere anche il richiamo alle riflessioni sulla tassazione negativa che, sempre in tema di ripensamento del welfare, economisti liberali come Milton Friedman avevano svolto, negli anni ottanta del secolo scorso.

Maurizio Griffo