vecchie nuove crociere corsare

Plinio Nomellini, I corsari, i pirati del mare (1906)

Perché non bevi il mio orizzonte liquido
così ch’io possa amare anche il tuo sudore
nelle notti in cui mi si sfigura la sorte a prora?
Che non c’è polena con le tue forme, i tuoi abbracci
il taglio netto dello sguardo che fende gli altri
sguardi: tanti scogli a pelo d’acqua
che tanta acqua mi fanno imbarcare
e affonderei a poco a poco, non fosse per te.
Tu sei solo un pezzo di legno, mi dice la ciurma
ma non è vero, semmai sei l’idea
e come ogni idea sei combustibile
per chi sa farsi incendio nella testa
sfregando i pensieri, uno con l’altro
uno contro l’altro, uno per l’altro
e via così, a bruciare i pezzi di ricambio
le assi di riserva come scorta contro la sorte
perché si sa che ogni viaggio ha i suoi corsari
e si sa che perdi i pezzi nel farti adulto,
lasci due vele e prendi tre zavorre
ma la chiamano esperienza, e poi
c’è il motore ora a farti andare di conserva
a mitigare lo sbattimento del mare.
Però devo dire che da grandi ti fanno pure i rostri
con cui puoi uncinare verginelle ma pure le stelle
anche quelle che un tempo guidavano le navi
e buttar giù il cielo, sai che sorpresa dietro il sipario
magari scopri che le stelle le reggono in due
uno le accende, l’altro le fa cadere
entrambi ci arpionano i desideri fuori atmosfera,
ma senza carne, né peso delle ossa, del cuore.
Ho la stessa consistenza di un aquilone
di cui invidio la trasparenza, non il filo;
ecco perché ti ho chiesto di bermi l’orizzonte
ecco perché voglio amarti sin nel sudore
ecco perché trovo più vita nel legno,
di più se scolpito: è tutta questione di fuoco
di quello che hai nelle vene, che c’è tra le onde
poiché la bonaccia può essere un inferno, sai
è tutta questione di dar voce al silenzio
e un silenzio per le troppe voci stonate
ma porta pazienza, anche questo impàri dal mare
che non c’è attesa che non sia speranza accesa
ed è qui che ogni età si scompone
e lascia nel mare frammenti d’una vita ben spesa
cui con fiducia aggrapparsi al prossimo naufragio.

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5 pensieri su “vecchie nuove crociere corsare

  1. Caro Danilo
    La poesia Bella conforta e così avviene, leggendola. Non si può negare, e neppure tu ci riesci, che siano possibili anche le cose che la ragione nega. Perché la poesia è sogno, sogno che è realtà, come la vita, se la si vive commossa.
    Così pensava Calderon De La Barca: “Que es la vida? Una ficción, una sombra, una illusión, y el mayor bien es pequeño. Que toda la vida es sueño
    “… mi si sfigura la sorte a prora..”
    “.. e affonderei a poco a poco, non fosse per te…”
    “… assi di riserva come scorte contro la sorte…”
    “… di un aquilone invidio la trasparenza,non il filo..”
    Mentre ti scrivo, la sto rileggendo e sento sulle labbra una salsedine solo apparentemente amara, che pure, anch’essa ristora e lascia “nel mare frammenti di una vita ben spesa”.
    Cómo es buena, cómo es barroca!
    Ciao, Giancarlo

  2. Bella! ammiro la tua felice fecondità!
    Per inciso: mi hai fatto venire in mente una metafora sull’aquilone: proprio quel filo che lo trattiene è quello che, trattenendolo, fa sì che il vento gli dia la forza di alzarsi. Non sarà così anche la nostra libertà, che trova la forza nelle cose che sembrano trattenerla, ma che in fondo sono la vita? perché se si tagliasse questo filo la libertà sarebbe solo un breve svolazzo senza senso, un cadere per terra come foglia al vento.

    1. Grazie Franco. La tua riflessione, oltre che per me condivisibile, testimonia della tua doppia sensibilità, poetica e filosofica.
      Un abbraccio, e a presto
      DB

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