Hai fatto di me una piccola puttana
quando una grande amante sarei, potrei
spudoratamente spirituale, ingovernata
come la voglia nelle tue mani
da cui sguscio come un angelo di cera
anche perché le ali già mi tarpai
in nome di quel pedaggio mondano
che ognuno di noi paga
perché ognuno sia qualcuno, altrimenti vola.
Se ti sguscio, allora è vero
da grande mi hai reso piccola,
se ti sguscio, non hai scuse
quel che resta è un rimpianto indigesto
per te, ché per me è stato un congedo
breve, per un pasto frugale,
ma ora me ne torno a casa.
Si
L’amore spesso è lacrime e sangue, ma per questo meraviglioso, e per questo oggetto di poesie così belle e profonde.
Grazie Danilo!! E Buon Anno!!
Intensamente drammatica, come il sentire millenario della donna, di quelle donne che non hanno potuto liberarsi e librarsi. Sorprendentemente vibrante per lo sguardo poetico che arriva dall’altra metà del cielo.
Questa donna ferita da un amore per lei non dimenticato, ancora sofferto che vorrebbe considerare un ricordo indigesto e che definisce un congedo breve quando ancora la dilacera e le ferite continuano a sanguinare, ci dice che il suo è lamento di dolore e di rimpianto per ciò che è stato e per ciò che avrebbe potuto essere.
Ti rinfaccia, Poeta, che sarebbe stata una grande amante e, attraverso il tuo amore, avrebbe potuto non tarparsi le ali, come obbliga a fare un mondo piccolo ed ottuso. L’hai banalizzata, facendola sentire una piccola puttana mentre avrebbe potuto regalarti la sua spudorata spiritualità.
Bellissimo il quadro di Frida Khalo che onora le donne, innalzandole al ruolo di un benevolo Universo e la canzone della indimenticata Joplin.
Un caro saluto Danilo
Annamaria
Magdalena Kalho…
“Sgusciata”: mi piace pensarlo come “senza guscio”, rotto dalla nascita e dalla vita.
In quell’abbraccio vedo il rimpianto per un figlio che non poté mai avere.
Grazie per darmi l’occasione di approfondire.
Un caro saluto, prezioso Danilo.
uno squarcio in un tessuto notturno, un’incisione da cui sguscia una luna splendente fatta di poesia e canta un urlo di silenzio sulle angosce del mondo.
Lettura propulsiva che vibra nelle corde dei poeti e degli uomini di buona volontà
Un caro saluto
Francesco
Grazie Francesco per il tuo bel commento, acuto e partecipe.
DB
Perché la poetica di Breschi irrompe squassandomi, alimentando angosce, eccitando paure? Perché rimanda a passioni lontanissime, a crisi acute, sino allo sfacelo di oggi, il dolore di una solitudine che non trova conforto?
Mi è venuto di concludere lo scritto con un….tiè ciapa lì…molto irriverente ma spontaneo, meglio scriverlo qui intanto che ascolto la musica galvanizzante. Grazie
Bella! Bella… Come sempre! Forse più aerea e distaccata dalle esigenze del corpo e della mente, quasi per un riscatto consapevole dell’anima che anela a vivere la sua meravigliosa avventura spirituale alla quale sa di essere destinata malgrado si sia tarpate le ali e limitato il volo… Sgusciando dall’alveo protettivo che tutto abbraccia per ritrovarsi povera e ferita in quello distruttivo del mondo materiale.
Donna che canta.. ancora triste.. che non ha trasformato il suo voto d’amore in amore universale e bellezza. Donna che sa di amore di sangue e cuore. Che ha un vuoto e una voragine d’abisso che colma con pianto , fuga e scioglimento.
Molto suggestiva, davvero. Intercalata in quel senso dell’incompreso, del desiderio di volere essere tutto per l’uomo e il gusto amaro della verità, di apprendere quello che resta da una speranza disattesa, nel sapere che dentro il piccolo che siamo c’è invece qualcosa di molto più grande. Bella.
Un saluto,
Adua
Grazie Adua, onorato del tuo giudizio.
A presto,
DB
Onorata io..
a presto,
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