ho un domestico senso di essere fuori tempo
migrato su un caravanserraglio di sopravvissuti
a guerre troppo intime per ammettersi battuti
di tutte le cose che mai sapremo
un gran bisogno sempre avremo
così strimpellava il cantastorie irtocrinito
che s’avvampirava di notti e birra sfinito
affamati i suoi fantasmi, dissetate le mie vene
con il sangue di lei versato su candide lenzuola
stropicciate il dì di festa in su per giù su
mi sugge, questa cavernosa voragine d’amore
folle al tatto nervosa all’ascolto placata in uscita
libera da falle lasciate in passaggi preveggenti
non nel senso di cosa vien dopo ma prima
sia ben chiaro a chi scommette sulla pelle
quel che oggi è morbido e liscio non sarà
che pietra ruvida e fredda, mia compagna diletta
dalla nascita a viver cieca come noi tutti costretta
non resta che attendere senza pensar ch’è un’attesa
né dirsi niente ma cantar vittoria pure dopo la resa.
La vita è una vittoria dopo la resa – Versione audio:
[da Cicatrici e altre incarnazioni, WIP Edizioni, Bari, 2015, p. 76]
Della recensione di Tocqueville, così attuale e preziosa, ma anche degli altri scritti di commento ai fatti politici, materia in cui navigo da lungo tempo in una sofferta, complessa esperienza romana ai vertici, dal fatale 1991-92, Le sono specialmente grato. Ritrovo una originalità, acutezza, ma soprattùtto una serenità di analisi, fuori dal coro forsennato degli scontri faziosi, cui assistiamo.
Sono carente,come già Le dissi, in Poesia. Scarsamente acculturato in musica. Mi affido supinamente alle felici sensazioni, alla bellezza, al piacere indotte da lettura ed ascolto.
Curiosamente, ho tralignato dalla tradizione paterna. Mio padre, processualista civile, era come Lei attratto dalla CULTURA a tutto tondo, POESIA, MUSICA, LETTERATURA, STORIA e quanto altro. Rammento, a stento, una insistita debolezza per Salvatore Di Giacomo, che declamava con godimento, a memoria (era napoletano). Perdoni le banalità.
Gent.mo De Stefano,
La ringrazio per quanto mi scrive e per aver voluto condividere suoi ricordi paterni.
Sono lieto di ritrovare in quanto mi scrive ciò che cerco di fare come analista politologico, ossia una disamina che cerchi di addentare la nuda realtà dei fatti, senza farmi troppo condizionare da pregiudizi e risentimenti.
Un carissimo saluto,
DB
Stupendo e sofferto il testo, come la canzone. Un sentimento etereo che diventa carne e sangue, un sogno da cui non ci si vuole svegliare. Non é mai cieco chi crede e offre se stesso alla vita. Con coraggio, senza resa.
Mi ricorda un bel film con una dolcissima canzone, “City of Angels”.
Per amore si rinuncia all’immortalitá, perché é esso stesso eterno.
Grazie Danilo, mi sono rivista il mito di Endimione, che Canova scolpí mirabilmente.
Buona fine settimana anima grande!
Lorella
Poeta, hai scelto Endimione a simbolo della cecità indotta da una vita che si trascina, senza che si voglia essere quel che si è costretti ad essere.
Selene, crudele e gelosa, indusse quel sonno, quella cecità per non spartire il suo amore con nessuno, neppure con colui che amava, che doveva essere inconsapevole e senza volontà.
Non è così per te che hai un domestico senso dell’esser fuori tempo, che non ti fai convincere dal cantastorie mentitore ed hai pietà per colei il cui sangue fu versato su candide lenzuola.
Lei non era cieca come ci dice il menestrello, lei dormiva per sopportare il dolore perché anche in lei c’era quella cavernosa voragine d’amore che era uguale alla tua.
Poeta, abbandonati all’ignoto della vita che mai ti farà sapere cosa ti darà in futuro, non per rassegnazione o voglia di non conoscenza ma perché solo così ogni cosa resterà morbida e liscia, non trasformandosi mai in pietra ruvida e fredda.
Tu lo sai Poeta ed Infatti concludi così:
“non resta che attendere senza pensar ch’è un’attesa
né dirsi niente ma cantar vittoria pure dopo la resa”.
Mi hai regalato un’emozionante momento Danilo. La poesia lenisce le ferite che ci portiamo dentro, rende la vita degna d’essere vissuta. Bellissimi e scelti a perfezione il quadro e la canzone che si fondono perfettamente con il tuo canto.
Un grande abbraccio.
Annamaria
Excellent comparison to have battles yet to conquer lost love.
e infine questa. Come vedi sono prolifico, mi sta ispirando Flegetonte in questi giorni:
UN POGGIO, UNA CROCE
(un paese ci vuole. 26 giugno 2015.
Omaggio a Grassina)
menestrello in una corte
di carta incerta
d’in su la vetta
d’un’antica torre
in un gioco di re
di rime con te
si addensano euforici ragazzi
a un progetto di viaggio
un libro, un paese,
la solida realtà della solidarietà.
Così è mia cara
ho appresp se ti pare
a rimare
e remare anche
con un’arcana canoa
in tramonti aggettivati
nel fuoco lungo di un borratino.
Neri fogli(e) scritte
per l’emozioni
preferibilmente silenziate
d’un felice genitore
rex genitus facundus
con te poi, cara, e ora
per il tanto di te desiderio
mi gonfio e scrivo nel mattino
macino parole righe pagine
nel rarefatto pulviscolo di un’alba
che tra poco scoppierà
di luce, campane, versi in libertà.
Non basta vadano a capo
parole, non si dà poesia
con sillabanti assonanze
crepuscolari assuefazioni
in limitare di strofa.
Quandanche fossimo pianura e colline
Quantunque io abbia due belle regine
al mio fianco, in un reame bianco
di crema chantilly
mi sento come
se tu non fossi ora qui
e io ora lì.
Un acufene,
un poggio, una croce
la luna, i falò
Nuto e Anguilla, Elisa e Casebasse.
Tra le langhe e questo chianti
chilometri tanti ma la luna è la stessa
tiene la memoria, un filo di voce
per il troppo bere, mi duole un rene.
Applausi.
e anche questa
GHIACCIOLO ALLA MENTA
quando sarai al culmine della tua ispirazione
non dirai più
parole
già ora levi aggettivi
levighi versi.
La tua poesia
diverrà musica distillata
del cuore, di vita.
Finché vivrai
vorrai scorgere albe
dentro il tuo imbrunire, uomo.
Un’anima che rallenta
un ghiacciolo alla menta
in un giorno d’estate
Bravo, sempre più complimenti, Danilo. Hai notizie di come prosegue l’antologia di Daniela Monreale e Torricelli sui/dei poeti del Valdarno? Ti faccio omaggio dell’ultima delle mie liriche estive:
TELEFONGESELLSCHAFT
Tariffate pure i minuti della nostra vita
per il vostro profitto sudicio.
Calcolate il vostro nulla
in funzione dei nostri attimi
E qui?
Siamo dentro brividi sopra onde di follia
bordeggiando un abisso quale che sia
insondabile
gittando ponticelli di ottimismo
preghiere
sperare e avanti!
C’è forse altro da fare?
Con rime corrive
parole
aforistici sprazzi
nelle crune di senso
un filo di vita.
O nani
O nanini
O nanetti
Onanistici
Onanistici
Onanettistici
Seguitando a declamare versi spastici
Sulle spalle stanche dei giganti noti
Remoti figli di.
Un futuro smollato
sempre grande! grazie anche per recensione Toqueville, utile!