L’umana mina antiuomo

Élisabeth Vigée Le Brun, The Bather (Portrait of Julie Lebrun), 1792

in collisione i tuoi occhi con i miei
frantumano la luce in un’orgia
di schianti di stelle fiorite
sul tuo collo come fosse di cielo
e in effetti, a morderti,
hai la stessa consistenza dell’azzurro
e così mi chiedo se a baciarti
saprai farmi volare
di quei voli precari da saltimbanco
brevi, pittorici e a rischio
che le ossa già me le scricchioli
se continui a sorridermi così.

Troppo alto il rumore delle allusioni.

Mordere il cielo m’ha messo piume
che ora mi spennerai con malizia,
a palparti l’anima morbida ora fremo
io che di te costeggio sempre l’estremo,
e lascia accucciarmi a notti alterne
sotto le lattee lanterne del tuo sterno.

L’umana mina antiuomo – Versione audio:

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2 pensieri su “L’umana mina antiuomo

  1. Stelle…
    Le piume volano
    Verso quelle luci
    Attraenti
    Affascinanti
    Come in sorriso
    Luminoso
    Un abbraccio
    Avvolgente
    Come una musica
    Soave
    Finalmente
    È minata
    La
    Nostra
    Freddezza

  2. Caro Danilo
    Si dice… dicono… che il sesso non è amore. Come volete, ma l’amore è certamente sesso! Anche sesso, è vero. Se ne può parlare in vario modo; quello che più mi piace è nella tua poesia. “Hai la stessa consistenza dell’azzurro”, è l’amore dell’angelo, quello senza peccato, quello che vola in alto, “m’ha messo piume”, non ha più la materia della carne ma, se fosse possibile dirlo, quella dello spirito: “a palparti l’anima morbida”. L’anima appunto.
    Ti saluto facendoti i miei complimenti, augurandoti une bonne année.
    Giancarlo

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