Avete mai avuto paura,
almeno una volta nella vita,
della vostra stessa ombra?
Peter Pan la smarrì e se ne tornò
a cercarla e per ricucirla infilzò una triade
tra fratelli e sorelle, due più una,
e con essi riannodò l’ennesima storia
di quelle con cui stare a galla tra il laghetto e le stelle
e coccodrilli a orologeria vendicante amari corsari
da sorseggiare in duelli per la sua gloria finale
di bambino in perenne età dello sviluppo
e così feci anch’io, una volta smarrito, sguarnito,
mi misi in cerca, a cavallo di maggio e di un sogno,
e via a volare sulle simpatie del diavolo
per comprendere il sottosopra di questo tuo mondo,
figlia mia, di una notte d’estate e di un’intera vita,
la mia e quella di tua madre, corridori convergenti
per una staffetta già lunga mezza vita,
quella che ci scoprì ventenni
e accompagnò a mezza età
scoperchiando un destino
per altri solitamente oscuro
la maga predisse un fuggi fuggi
di pensieri e fantasmi
allaganti le mie notti dissolventi
le tue notti in oro e miele
costellata la tua strada sarà
per ostinazione di noi due,
tua madre e tuo padre, guardiani del tempio
che vorrei restasse per te questa terra e aria e mare
e fuoco bruciasse in te, di te e per te
fino ad estenuarti di speranze e follie,
di quelle per cui volteggi da ferma e urli di gioia
proprio viva e dritta nel bel mezzo
di un’attonita folla di ombre fisse
ma la tua sarà l’ombra di Peter Pan
e svolazzerà ebbra
concomitante un corteo di angeli e folletti
dalle ali di foglia d’albero secolare
tagliato dal boscaiolo calato da una nuvola,
la stessa che scaricò pioggia sui peccati
di tuo padre e tua madre
lavandoli fino al ventre rinfoderato
di germogli di grano
e sale cosparso sulle ferite
che il tempo raffermo deposita come ruggine,
e voglio ancora sfregarmi su questa notte
di musica rabbiosa e dolce
perché la mia tempra torni d’acciaio
e si conformi a quel che vedo
stampato a terra e sulla sabbia
che calpesto con levità crescente
sotto i rintocchi di questo sole di fine agosto
e stordito fino all’estasi
da una risacca amica secretata
sgretolata anche l’ultima mia depressiva ritirata
cammino e finisco per capire che
la mia ombra è migliore di me
per capire che
dovrò amarmi come ombra in cammino.
La paura dell’Ombra – Versione audio:
[da Cicatrici e altre incarnazioni, WIP Edizioni, Bari 2015, pp. 24-26]
Sí, ne ho avuto paura quando il sole era basso e la mia ombra lunga ed enorme; voleva sostituirsi a me, essere piú forte e piú grande, e nascondermi la luce.
Poi arrivó il crepuscolo.
E capii che avevo vinto io: ero sopravvissuta a me stessa.
Grazie Danilo, un caro saluto.
Prof… sublime!!!
L’ombra è quella di un anima…. ne segna i limiti, gli spazi, le sensazioni e le emozioni.
Tutto nasce, concordo con Te, dai “guardiani”dell’unico tempio in cui terra, aria, acqua e fuoco danno valenza e forma alla vita…. di un uomo… Peter Pan!
La mia ombra è la mia anima che talvolta ricucio anche io quando qualcuno o qualcosa ha cercato riuscendoci di strapparla.
L’ombra è il mio passato a cui sono grata perché altrimenti oggi non sarei, l’ombra è il presente che mi accompagna e mi segue…
ma l’ombra non è il futuro …
grazie Danilo … Peter Pan lo sento molto vicino
Amo Peter Pan proprio perché mi riconcilia con la mia ombra donandole un po’ della freschezza e dell’entusiasmo persi e cacciando in giusta misura il cinismo portato dal vivere. Nessun senso di colpa può trascinarci in un baratro di infelicità inutile perché è “passato” mentre DOBBIAMO salvare il futuro nostro e di coloro che amiamo.
“A cavallo di maggio e di un sogno” è il verso centrale. Riannodare le fila, ristabilire un contatto con se stessi e tornare a sentirsi forte, d’acciaio! Ce la farai ce la faremo, amico mio!
L’ultima tua frase, Poeta, ci ridona fiato e speranza; infatti sapere d’essere “ombra in cammino” ci fa avere più coraggio, maggior voglia di vincere le molte battaglie della vita.
Cosa può dare più speranza di un’Isola che non c’è nella quale si può sempre andare?
Quanto sono amabili i combattimenti giocosi con pirati da Luna Park e ticchettanti coccodrilli? Ti insegnano una prospettiva nuova per affrontare la lotta perenne della vita, affrontarla, cioè, come un coloratissimo videogame.
Alla fine anche l’ombra non ci farà più paura perché sapremo che è proiezione di noi e che in noi c’è la forza per vincere e ritornare ad amare.
Grazie Danilo, come sempre. Quest’opera poi è originalissima anche se complessa e piena di sfumature da saper vedere.
Bellissima la canzone.
Tanti cari saluti, Danilo.
Annamaria
Caro Danilo,
certo, dici bene quando capisci che “la mia ombra è migliore di me” e che, mio malgrado, “dovrò amarmi come ombra in cammino”. Perché l’ombra che vediamo e che comprendiamo è il nostro dover essere. E dunque per raggiungerla nel cammino della vita, dovrò amarmi, dovrò comprendere i miei errori, i limiti, le mie fiacchezze non per assolvermi, si badi bene, ma per superarmi.
Con affetto
Giancarlo
Perché mi ferisce tutto questo Danilo? Perché mi sento d`improvviso gelidamente estraneo ad una tua pur problematica felicità, almeno così mi pare di cogliere, di affetti, di rapporti? E` ben altra la cupa, geometrica progressione di una depressione con cui si recide ogni illusorio legame, si spezzano definitivamente logore liane di antichi sentimenti, marcite.