Marte, Venere e Mercurio

Felice Casorati, Bambina che gioca su un tappeto rosso, 1912

Quante volte vi sarà capitato,
quante volte?
Dalla palude in cui si finisce per malocchio
come il ranocchio che si credeva un principe
cercare un forcipe perché ci dìa vie d’uscita
ora che la salita della giovinezza è una smentita,
quante volte?

La mia proposta ha a che fare
con la via lattea dell’infanzia ritrovata
in forma di paternità dal cielo donata
e così vi racconto cosa invento in pieno giorno

perdermi nel mondo di una bimba di nove anni
osservarla come se fossi su Marte e lei sulla Terra
solo che la Terra sembra Marte
e Marte forse è quel che la Terra dovrebbe essere.

L’invenzione di quel mondo parallelo
vissuto da notturni quando tutto intorno è diurno
quando tutti ti indicano cos’è giusto cos’è sbagliato
cosa si fa come si fa non si fa ora sì ora no

altre stagioni altre invenzioni
ricordo sul declivio dei trent’anni o poco meno
molto meno, ma tanto di più sott’altri aspetti
senza sospetti che anche lì v’entrasse il tempo
iniettasse la cardiaca tarantella dell’anzitempo
la mitraglia che spariglia me aduso alla meraviglia

Venere era il pianeta più frequentato
ai tempi in cui dalle notti ero sempre agitato,
non che oggi sia più quieto né sopito il mio ardore
solo mi manca il fragore dell’eco che lei rilasciava

e sdentata rimaneva la strega che biascicava
per l’amarezza di non avermi ancora in pugno
ma ora sì che il grugno vi ho sbattuto sulle porte
alquanto strette della prigione dell’assai vile bisogno

di sentirsi sempre a casa, con la calma mai evasa,
ed è qui che la costellazione sorse
dopo che tanta inazione mi morse
per giunta ora nel petto una stella grassa mi spunta
grassa come la risata di Mercurio
che da liquida si fa dura e rossa.

Spero stavolta non averla raccontata troppo grossa,
ma so che Venere ha in notturna
e Gemelli dentro l’urna,
per cui sapete cosa vi dico
proprio sotto a questo fico?

Su Marte dalla piccoletta mora
ho preso eterna fissa dimora.

Marte, Venere e Mercurio – Versione audio:

[da Cicatrici e altre incarnazioni, WIP Edizioni, Bari 2015, pp. 53-54]

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6 pensieri su “Marte, Venere e Mercurio

  1. “con la via lattea dell’infanzia ritrovata
    in forma di paternità dal cielo donata”… Non potevi sintetizzare meglio quello che è il sentimento di noi babbi….tornare bambini grazie ai nostri tesori!!!! E poi… il pezzo in islandese… tanta roba!

  2. Leggerla è stato come quando, davanti ad una vetrina, ti innamori di un abito ma sei certa che non troverai la taglia. Entri…provi et voila’…ti sta alla perfezione! Meraviglia e felicità per aver trovato qualcosa che sembra fatto per te anche se non lo è. Grazie come sempre?

  3. Bellissima caro Danilo!!! E anche questo tuo scritto stavolta mi attraversa mentre lo leggo e lo ascolto. Pensa che io mi sono come rifugiata su Marte ultimamente x starmene lontana da tutto e ritrovare in me quella bambina che ero a 9 anni. Molto felice e spensierata. Questa società è veramente sbagliata x molti versi. Ma trovo ancora il piacere di leggere chi scrive queste meraviglie… Grazie caro! Un abbraccio!! Tornerò sulla terra quando avrò ritrovato la serenità che ora mi manca.
    LaRò

  4. Caro Danilo (posso?) credo averti scritto altre volte che il Poeta Breschi mi intimidisce, anche quando mi incanta con la sua tavolozza poetica multicolore, che mi attrae e respinge al tempo stesso. Colgo sensazioni, scorci di vissuto, improvvise sinanche dolorose segrete vicende, che credevo chiuse in una  biografia individualissima, nascosta, parzialmente dimenticata col tempo. 
    Ma tu, inesorabile, rinnovi vette di altissimo piacere, edonismo sfrenato e tristissimi epiloghi di storie consumate, che tornano a tratti solo nei deliri onirici notturni, deformate però, irreali, confuse.
    Poi c’è in te, almeno avverto, il riscatto di un rapporto che apre alla speranza, e qui mi sento estraneo, respinto.
    Sulla sfondo la nenia dolcissima di una musica consolatrice.
    Grazie. So di non potere capire, meno che mai di commentare. Di non essere all’altezza. Ne godo arbitrariamente, quasi arraffando al volo parole, significati, immagini, furtivamente,
    Alberto De Stefano

  5. Che ti devo dire, caro Danilo, le tue righe son sempre pungenti e aspre, ma sempre infiammate da grande passione anche se stavolta riesco a scorgerne anche aspetti gioiosi, sicuramente riferibili alla paternità.
    Per quanto mi riguarda oltre alla paternità ho perso l’ardore e anche Venere!

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