A proposito della vigliacca aggressione a suon di intimidazioni e insulti antisemiti da parte di alcuni “gilets jaunes” ad Alain Finkielkraut, filosofo francese di origini ebree polacche (i genitori sono sopravvissuti ad Auschwitz, dove hanno perso gran parte dei famigliari), mi tornano alla mente le pagine di un saggio uscito nel 1946. S’intitola Réflexions sur la question juive. Ne è autore Jean-Paul Sartre. Vi ho letto alcune pagine che riporto qui sotto, e da cui ricavo spunti per una possibile perspicua interpretazione del populismo odierno, o meglio: di cosa esso possa farsi veicolo, più o meno inconsapevole, e di cosa esso possa produrre. L’élite dei mediocri.
La legittima critica alle élite, se reiterata e agitata rabbiosamente come un dogma infallibile, acriticamente, sfocia nell’esaltazione di una élite uguale e contraria… Si contesta per avere più civiltà, non meno. Per favorire l’ascesa di élite migliori. Sempre, anche queste ultime, sottoposte al controllo della divisione dei poteri e delle garanzie del costituzionalismo, nonché alla critica costante di un’opinione il più possibile indipendente da condizionamenti telediretti, ancorata semmai all’analisi della realtà nuda e cruda. L’episodio accaduto ai danni di Finkielkraut è grave anche perché testimonia come in Francia, e non solo, stiano saldandosi tre tradizioni dell’antisemitismo: di estrema destra, di estrema sinistra, e islamista radicale.
La frase “Io odio gli ebrei” è di quelle che si pronunziano in gruppo; pronunziandola, ci si riattacca a una tradizione e a una comunità: quella dei mediocri. Conviene altresì ricordare che non si è necessariamente umili e nemmeno modesti, per aver consentito d’essere mediocri. Tutto al contrario: esiste un orgoglio appassionato dei mediocri e l’antisemitismo è un tentativo di valorizzare la mediocrità in quanto tale, di creare l’élite dei mediocri.
[…] Trattando l’ebreo come un essere inferiore e pernicioso, affermo a un tempo che io appartengo a una élite. E questa, assai diversa in ciò dalle élite moderne che si fondano sul merito o sul lavoro, assomiglia in ogni punto a un’aristocrazia della nascita. Non debbo far nulla per meritare la mia superiorità, né potrò mai decaderne. È concessa una volta per sempre: è una cosa.
(J.-P. Sartre, L’antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, Milano, Mondadori, 1990, pp. 31-32, 34).
Purtroppo l’antisemitismo non è mai finito strisciante,latente ma esiste . Certo è preoccupante ancor più che i giovani applaudano simili schifezze.Grazie Danilo buona serata 👋
Caro Danilo, grazie tante. Il quadro mi inquieta molto. Grazie degli spunti di riflessione. Buon lavoro!
grazie Danilo, ti metto nel mio FB!
Si stanno infittendo le partenze dalla Francia…
Nel contesto di cui parliamo DAN è perfetto, visto che era uno dei 12 figli di Israele. Per il resto che dire, concordo, e purtroppo constato, che sulla fattispecie non c’è alcuna novità rispetto agli ultimo 30 secoli. Cambiano solo gli attori attivi.
Un abbraccio e a presto.
Stavolta, Danilo, come si può aggiungere qualcosa a quanto scrivi?
Sento il fremito della tua indignazione. Ne sono partecipe. Voglio credere che tantissimi avvertano il pericolo
di una reviviscenza concreta del più becero antisemitismo.
Negli ultimi anni l’opinione comune riteneva che si trattasse di un virus ormai debellato, estinto.
Non è così, PER TABULAS.
Grazie della risposta, Dan Anch’io mi sento dalla parte di Aron, motivo della mia “resistenza” a Sartre, ma terrò presente la tua preziosa indicazione del libro di Finkielkraut, così posso conciliare entrambi. Grazie ancora, buona serata!
Come potrei non essere in perfetta sintonia con queste tue considerazioni e col brano di Sartre trascritto?
Ciao Dan! Brutta faccenda l’antisemitismo in Francia.
Approvo il tuo commento.
Ad ascoltare Sartre non ce la faccio, pardon😊
Buona domenica e buon lavoro🍀
Cara Giu,
anch’io non amo molte delle posizioni prese da Sartre tra anni Quaranta e Settanta. Quasi sempre mi sento dalla parte di Albert Camus e Raymond Aron, con cui l’autore de L’essere e il nulla si trovò spesso a polemizzare, anche aspramente e non sempre elegantemente. Detto ciò, queste sue annotazioni del 1946 erano e sono tuttora condivisibili. Peraltro ricordate dallo stesso Finkielkraut nel suo bel saggio L’umanità perduta (1996).
Un caro saluto,
DB
Esemplare la citazione che hai ripreso da Sartre. Ricordo di aver letto, ormai diversi decenni or sono, quel saggio sull’ebraismo. Sul resto anch’io sono sempre stato dalla parte di Aron.
A presto,
Salvatore
Caro Danilo
Sono completamente d’accordo con quello che scrivi a Giu il 17 /2/2019.
Ho soltanto da aggiungere una certa preoccupazione per il futuro.
Saluti Giancarlo