Archivi del mese: Febbraio 2019

Nessuno tocchi Alain

A proposito della vigliacca aggressione a suon di intimidazioni e insulti antisemiti da parte di alcuni “gilets jaunes” ad Alain Finkielkraut, filosofo francese di origini ebree polacche (i genitori sono sopravvissuti ad Auschwitz, dove hanno perso gran parte dei famigliari), mi tornano alla mente le pagine di un saggio uscito nel 1946. S’intitola Réflexions sur la question juive. Ne è autore Jean-Paul Sartre. Vi ho letto alcune pagine che riporto qui sotto, e da cui ricavo spunti per una possibile perspicua interpretazione del populismo odierno, o meglio: di cosa esso possa farsi veicolo, più o meno inconsapevole, e di cosa esso possa produrre. L’élite dei mediocri.
La legittima critica alle élite, se reiterata e agitata rabbiosamente come un dogma infallibile, acriticamente, sfocia nell’esaltazione di una élite uguale e contraria… Si contesta per avere più civiltà, non meno. Per favorire l’ascesa di élite migliori. Sempre, anche queste ultime, sottoposte al controllo della divisione dei poteri e delle garanzie del costituzionalismo, nonché alla critica costante di un’opinione il più possibile indipendente da condizionamenti telediretti, ancorata semmai all’analisi della realtà nuda e cruda. L’episodio accaduto ai danni di Finkielkraut è grave anche perché testimonia come in Francia, e non solo, stiano saldandosi tre tradizioni dell’antisemitismo: di estrema destra, di estrema sinistra, e islamista radicale.

La frase “Io odio gli ebrei” è di quelle che si pronunziano in gruppo; pronunziandola, ci si riattacca a una tradizione e a una comunità: quella dei mediocri. Conviene altresì ricordare che non si è necessariamente umili e nemmeno modesti, per aver consentito d’essere mediocri. Tutto al contrario: esiste un orgoglio appassionato dei mediocri e l’antisemitismo è un tentativo di valorizzare la mediocrità in quanto tale, di creare l’élite dei mediocri.
[…] Trattando l’ebreo come un essere inferiore e pernicioso, affermo a un tempo che io appartengo a una élite. E questa, assai diversa in ciò dalle élite moderne che si fondano sul merito o sul lavoro, assomiglia in ogni punto a un’aristocrazia della nascita. Non debbo far nulla per meritare la mia superiorità, né potrò mai decaderne. È concessa una volta per sempre: è una
cosa.

(J.-P. Sartre, L’antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, Milano, Mondadori, 1990, pp. 31-32, 34).