e mi ritrovo assordato
dal mondo circostante
come se m’entrasse dentro
dalle orecchie a conficcarsi
nel cuore, poi le viscere.
E allora vorrei vomitarlo, il mondo
ogni volta che m’impala
e m’imbriglia quale cane rabbioso
che non sai mai a chi dir grazie
per quella schiuma fuor di bocca
e tra denti e gengive
scoprirti anche tu figlio di ore.
Mi salvano quelle scintille azzurre
che covano tra le memorie in cenere
e mi fanno garrire al vento
come lo stendardo dei miei sogni,
che ogni tanto l’incubo l’espello
in attesa della nuova colazione.
Mi salvano così le notti chiare
di cui so scrivere
perché non le conosco,
mi salvano i tuoi occhi neri
perché mi dicono
che anche nel buio c’è amore,
mi salvano gli asciutti fossi
ancora serbati ultimi ricordi
di un’estate magra e gonfia,
mi salvano i campanili
e i campielli raffermi d’inverno
come i bambini coraggiosi
con cui sfido la morte a pallone.
Mi salvano tutti loro
e tutto quanto non esiste.
“Prego che la poesia forte e pietrificata in passato e futuro voglia sgorgare adesso liquida musica su da un pozzo inesorabile (fin che l’uomo abiti la terra)” (Antonio Porta)
Bellissime immagini… ciò che non esiste ci salva perché ci fa guardare oltre… e nel guardare oltre troviamo sia quel che c’è che quel che potrà essere. Bella.
direi che siamo pronti per un bello slam natalizio, Danilo. Complimenti davvero_Peter
Sei tu a salvare noi, con le tue poesie e la poesia di ogni momento della tua vita :-)))
Che posso dirti oltre “Bravo”, anzi, “Bravissimo” senza scadere nella retorica?