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Il più grande romanzo italiano degli ultimi settant’anni

In queste settimane si sta scrivendo il più grande romanzo italiano dell’ultimo settantennio. Un romanzo di cui stiamo sfogliando solo i capitoli iniziali, in cui un dramma sanitario è l’evento scatenante una fitta trama di concatenati effetti a cascata.
La cosa sorprendente è che non c’è una sceneggiatura già scritta, ma ciascuno di noi, con peso specifico profondamente differente da singolo a singolo, sta contribuendo alla sua stesura. Perciò è un autentico dramma collettivo. Non possiamo sapere cosa accadrà la prossima puntata, subito dietro l’angolo. Tutto si svolge ad un ritmo incalzante che non ha paragoni nella storia italiana ed europea più recente. Forse le settimane successive al rapimento di Aldo Moro? Non saprei. Gli storici e i più anziani ci dicono che l’apprensione e l’angoscia furono enormi, ma non arrivarono ad incidere così direttamente, così intimamente nella vita di ciascun singolo cittadino italiano. Ed è anche per questo che molti ancora, sin troppi, tentano e ostentano di fare come se nulla di grave e di rivoluzionario avesse preso forma.
Sicuro è che siamo di fronte ad una grave crisi sanitaria, di proporzioni mai viste prima da queste parti. Una pandemia. Sicuro è che si sta già innestando in essa una crisi economica altrettanto grave, dai potenziali effetti domino non ancora dispiegatisi interamente, anche perché la logica sarà quella del nesso causale e dell’esplosione a grappolo.
Sicuro è che a crisi sanitaria ed economica seguirà, in tempi successivi alla prima emergenza, una crisi giudiziaria. Ricorsi e class action, insomma una valanga di azioni legali e richieste di risarcimento si abbatterà sul sistema sanitario e sui servizi pubblici italiani. A quel punto si innesca la crisi politico-istituzionale. O meglio: giunge ad una sua seconda fase, culminante, dopo una prima in cui sono entrate in aperta ed acuta tensione i rapporti tra singoli Regioni e Stato centrale.
Quali sono i pericoli maggiori? Due. Il primo: se le quattro crisi si accorpano tutte assieme si rischia il crash fatale, chiamiamolo così. La crisi con crollo, insomma. Deborda il rivendicazionismo incontrollato e la lotta senza quartiere delle mille corporazioni in cui si articola da decenni il sistema politico, economico e sociale nazionale. Si rischia una guerra di tutti contro tutti senza più qualcosa o qualcuno che funge da collante.
Il secondo problema è che, indubbiamente, le prime due crisi, soprattutto quella economica, investono sistemi tendenzialmente elastici, anche se l’ingessatura burocratica potrebbe rallentare l’effetto di rimbalzo che la dimensione economica della multidimensionale condizione umana da sempre conosce e da sempre sa produrre con la stessa urgenza insita nel naturale istinto di sopravvivenza. Al contrario, e specialmente in Italia, i sistemi legali e politico-istituzionali sono tanto intricati tra loro quanto entrambi rigidi e anelastici. Estensione e durata dell’urto saranno ovviamente decisivi.
Ricapitolando: crisi sanitaria da pandemia, crisi economica, crisi giudiziaria, crisi politico-istituzionale (in due fasi), con il contorno di una sicura mutazione negli usi e costumi con l’aggiunta di una possibile riforma delle coscienze, un ripensamento dei propri modelli e stili di vita. Nel segno soprattutto della serietà e della responsabilità, individuale e comunitaria, nonché del connubio tra doveri e diritti.
Il saggio e lungimirante preside di una scuola paritaria della provincia fiorentina ha scritto ai suoi studenti: «La risposta migliore che potete dare credo sia questa: pazienza, serietà e impegno. Quando sarà passata questa tempesta la vita dovrà andare avanti e voi ne sarete ogni giorno di più i protagonisti. Ci sarà una grande voglia di tornare alla normalità, ed è una cosa buona. Ma un evento come quello che stiamo vivendo lascerà delle tracce profonde, soprattutto nelle coscienze e nelle anime. Non tutto, credo, tornerà come prima. E a questo potete prepararvi nel modo migliore. Le situazioni più difficili e dolorose sono anche quelle però che più ci fanno crescere. Quindi, coraggio e avanti!».
Dovrebbero moltiplicarsi gli appelli, gli esempi concreti e le guide di questo tipo. L’educazione sarà una risorsa fondamentale, da riscoprire al più presto dopo essere stata troppo a lungo negletta, violentata e vilipesa. Non sappiamo se l’attuale crisi sarà una scossa sufficiente a produrre simili mutamenti, in un paio di generazioni e per un paio di decenni almeno. Vi sono segnali in tal senso, e solo l’ulteriore svolgimento della trama ce lo potrà rivelare.

[articolo originariamente pubblicato su “Il Corriere Nazionale“, 11 marzo 2020. Si ringrazia il Direttore, dott. Antonio Peragine]