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Il vaticinio di Cioran per Renzi…

Nell’agosto del 1983, a Parigi, il giornalista americano Jason Weiss intervistò Emil Cioran, il grande mistico scettico, “intellettuale senza patria”, e gli chiese: “C’è un regime politico che preferisce?”. Risposta: “Credo che il regime ideale sia un regime di sinistra senza dogmi rigidi, una sinistra libera dal fanatismo”.
Che la lucidità estrema del rumeno di Parigi, dovuta ad un’insonnia cronicizzata, abbia vaticinato l’avvento del giovanotto di Rignano sull’Arno? Mah! L’importante è che una qual certa megalomania e guasconaggine del giovanotto siano solo l’apparenza ingannevole di un autentico entusiasmo che da tempo mancava in politica, almeno dalle parti della nostra penisola. Lo stesso Cioran metteva in guardia dal fanatismo, sempre “molto seducente, specialmente quando si è giovani”. Ma il nostro giovanotto pare avere della sua età l’entusiasmo e la speranza, unite a pragmatismo e senso del possibile e del praticabile, segni invece dell’età più matura. Come per gli aforismi di Cioran, e di chiunque altro, si tratta, per questa mia affermazione, di una intuizione di verità comunque momentanea. Le sentenze definitive spettano al Tempo e a Dio. Il senno di poi imprimerà l’eventuale sigillo di previsione azzeccata.
L’auspicio è che l’entusiasmo di Matteo Renzi alimenti una volontà costruttiva e costruttrice. Non solo sua, ma che diventi contagiosa. Resta il problema di capire come questo indubbio surplus di volontà possa tradursi in opere concrete avendo una carenza di strumenti di immediata traduzione legislativa. A questo punto, però, vedremo se il Parlamento farà la sua parte. Ad esso passerà la palla dei disegni di legge. Farà gioco di squadra e punterà a far goal?
Anzitutto, Pd e Forza Italia dovranno dimostrare di essere dei partiti politici all’altezza dei loro rispettivi consensi, mostrarsi fattivamente desiderosi di un bene comune, oppure condannarsi a diventare definitivamente gli stanchi e parassitari gestori di rendite di posizione, portavoce di lobby professionali e di categoria, localistiche e particolaristiche, in costante e strenua difesa dei loro interessi e privilegi. Quanto al Movimento 5 Stelle deciderà se uscire dal suo nichilismo altrettanto parassitario (“tanto peggio per l’Italia tanto meglio per noi, fino al 50% più uno”, questo il ragionamento nemmeno troppo velato di Grillo & C.), oppure contribuire ad un’azione di vitale rimessa in moto di istituzioni pubbliche e società civile.
Immagino facilmente come si stiano preparando mille trabocchetti, dentro e fuori il Palazzo, e si stiano già aprendo le botole delle trappole in cui far cadere il baldanzoso Presidente del Consiglio, peraltro entrato dalla finestra e senza passare dal via delle elezioni. Però, ci soccorre ancora una volta e infine Cioran: “gli ebrei sono l’unico popolo tragico che rimane ottimista”. Come italiano, educato cristiano, mi ritrovo in questa condizione d’animo e di mente. Quel che manca è che ognuno di noi, italiano, un po’ tragico e un po’ ottimista, faccia popolo. Non troppo, per carità, ma quanto basta.