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Lo sbocco

Francis Danby, Scene from “A Midsummer Night’s Dream” (1832)

Tutti i sogni corrono verso te
ma niente sbocco al tuo incubo,
nemmeno se ti si fanno schiera
e ti scaraventano a terra
sonniferi e i vuoti conforti
farai di te fertile pianura,
mentre distesa provi i confini
del letto a strapiombo sulla notte
dei suoi e tuoi neri perché.

So bene quanto lei ti risuoni
fra timpani e occhi bagnati
dall’acqua stagnante del suo sguardo,
l’attimo prima che ti congedasse,
ché di fatto eravate invischiati
per almeno le due ore fatali
che rintoccano sempre nell’incubo,
lo stesso te dentro le stesse mosse
che ti logorano denti e ossa.

Tu sei quella strana malattia
che io ti amo a più non posso.

Così le ossa di denti che sporsi
nell’azzanno di un bacio dato per
mostrarmi a te vampiro donante,
dato che promisi sangue a iosa
senz’affanno, pallido cavaliere
in valle solitaria allestivo
rifornimenti d’acqua con lo stesso
panno o spugna intrisa d’aceto.
T’avevo infilzato per amore
un martire dietro l’altro sul rogo.

Tanto a bruciare ci pensasti tu,
fino al cervello, ficcato dentro
come a un budello nell’incubo
più seducente per via di lunghe
mani, le mie, mossa che infine
fu vincente stringerle da devoto,
io a te, e l’incanto si sciolse
sul palmo rosso, mio pettirosso
ai piedi di quelle sette croci,
portate a turno come i vizi
di una vita da sempre mal spesa.

Spogliato e finalmente nudo
da ogni presunzione, incarnai
ogni tua remota trasparenza
da logoramento di memorie.
Ridetti sangue e vita a ciò che fu
scalinata ripida ora piana.

Di balzo in balzo, io senza te
sarei della vita un avanzo.
Ricolma di segni il mio cielo
dei più bei sogni ogni notte.
Prendimi per mano e scaliamo
perché tu sai cos’è desiderio,
è la nostra mancanza delle stelle.

Bene, ora che di te son lo sbocco,
ora che son di te il costellato,
in eterno son a te consegnato.

Lo sbocco – Versione audio: