hai mai visto un sorriso così smagliante?
puoi rasoiarmelo a forza d’infamie
tamponando le perdite di amaro in bocca
scivolanti giù sul collo morso da lei
che diviene angelo al tuo confronto
sanguisuga dagli occhi e seno ardente
da mandare in fumo ogni paziente
costruzione di amore a tre,
tu io e la convitata di pietra
che armeggia meccaniche da spiaggia deserta
e dileggia gli innocenti albatross
dell’antico marinaio che ognuno di noi
da ragazzo è stato al passaggio d’età
quando incerti se il sesso era mistero o tesoro
ché questo si scoperchia, quello si ascolta,
si annusa, ci si ficca dentro la vita
per estrarla un giorno sdrucita e lucente,
consunta e candida maniera di segnalarsi
e scusarsi con Dio per la nostra lunga presenza
ostinata a strappare un sì da te, da lei
tra il no e il sì,
da Giuda a Giuditta, in triangolar mutazione
d’umori neri come i capelli piangenti sulle tue spalle
nude e crude aste da cui vendi ventre e anima
altrui, non la tua, che miagola ogni notte alla luna
bianca falce per mietere vittime tra orgasmi e stelle
scadute come latte di un seno materno negato,
estremo nascondiglio di un uomo e donna in rivolta.