Mi piacerebbe raccontarti
di quando avevo cinque anni
di quando mia madre aveva l’età
che tra poco sarà anche la mia,
ma temo la verità del tempo m’ignudi
e mi scopra come tutti incapace
di essere al contempo figlio e padre,
eppure questo sarà il mio voto
che lascerò domani nell’urna del destino
sperando di essere immerso nel mistero
per quel tanto che ai bambini è concesso.
Potessi solo conservarne la lingua che ne parla.
Allora sì che sarei e l’uno e l’altro,
allora sì che porterei per una mano mia madre
e per l’altra quel che fui e che sono, sommerso
sotto immagini che lanciano segnali nella notte
e grazie alle quali navigo tra le maree immature
ché da piccolo io lo sapevo il movimento del mare
ché da piccolo io lo potevo intercettare il tempo
ma non ne avevo la lingua che adesso cerco
e con impeto scrivo e racconto perché niente si perda
e dire ch’io conobbi mia madre quand’era sorella
a quel che oggi sono e così il tempo io inverto
e non resta che lo spazio di quella cucina
dove vedo me a giocare e lei intenta a sognare.