recensione apparsa su «L’Indice», XXVII, n. 2, febbraio 2010, p. 45;
FRANCESCO PERFETTI, FUTURISMO E POLITICA, pp. 75, € 9,50, Le Lettere, Firenze 2009
Molto si è scritto per il centenario della nascita del futurismo. Il 20 febbraio 1909 usciva sul quotidiano parigino “Le Figaro” l’articolo-manifesto in cui Filippo Tommaso Marinetti enunciava i capisaldi del movimento artistico che fondava anche con quell’intervento giornalistico d’oltralpe. Ma l’arte era solo il mezzo per esprimere un più generale “atteggiamento verso la vita, un modo di essere e di porsi nei confronti della società e della civiltà tradizionali”.
Così scrive Perfetti in questo agile saggio che, nella prima parte, esamina il rapporto tra futurismo e fascismo attraverso la figura di Marinetti e le vicende, pubbliche e private, che lo legarono a Mussolini. I rapporti tra i due personaggi non furono sempre lineari, come pure non lo furono tra i rispettivi movimenti da questi fondati e guidati. Ma le tensioni nacquero, come ben evidenzia Perfetti, dal permanere nel futurismo di quell’esigenza rivoluzionaria, o meglio sovversiva e antitradizionalista, che i fasci di combattimento avevano progressivamente abbandonato nella misura in cui da marginale movimento antisistema si andavano trasformando in partito dominante dell’intero sistema politico nazionale.
Sul terreno politicamente instabile e psicologicamente effervescente del primo dopoguerra esteti d’avanguardia e sovversivi in cerca di nuove collocazioni politiche avevano potuto trovare uno spazio di condivisione e un momento di alleanza. Sarebbe potuto finire tutto nel cimitero delle illusioni ribellistico-rivoluzionarie, e invece da quell’incontro occasionale scaturì un’ibridazione politica e culturale che consentì a Mussolini, fra l’altro, di accreditarsi presso gran parte degli ambienti artistici dell’avanguardia attivi in Italia fra anni Dieci e Venti. Eppure all’inizio, autunno 1918, Marinetti nutriva forti perplessità verso il duce: “Sento il reazionario che nasce in questo violento temperamento agitato pieno di autoritarismi napoleonici e di nascente disprezzo aristocratico per le masse”.