Ho preso stanza nella tua vita
nel mentre tu eri del ventre in ascolto
come dovesse, da un momento all’altro,
sbalzarvi il demone assegnatomi a testimone
del tuo passaggio da staffetta ombelicale,
matura Alice risbucata dopo secolari meraviglie.
Un amore lungo un viaggio da Roma a te
in circolare percorrenza tra cieli e ghetti
ponendo un segno sopra ogni giorno eterno
di quelli che rimbalzi tra memoria e cuore
riecheggi sempre in parole consegnate al vento
ché mi affido alla tua vocazione di destinataria
e alla speranza di esser miglior mittente
di quanto potrebbe mai esser chiunque altro
inopportuno impostore da paese dei balocchi
che so come il più serio sia il gioco più gioco.
Non smetterò mai di sventolar bandiera nera
per accampar diritti da conquistatore dei tuoi mari
e ad incrociar le tue ossa con le mie, tibia su tibia,
non attendo certo l’ultima fermata del camposanto
e che pirata sarei senza far di te il bottino
più prezioso del risvegliarmi ogni mattino.
Ho preso stanza nella tua vita
perché disertai ogni altra rossa e bionda battaglia
appena vidi sfoderarti i tuoi fianchi
rosati castelli affilati
degni di un assedio da mane a sera
e da pirata mi trasformai in scudiero da crociata.
Ti prego sii la vogliosa signora che m’infeuda
gommosa valchiria che cavalchi la morte in petto
e mi schiaccia la noia che punge e assorbe
i miei strali su strali
come un san Sebastiano scatenato e disalberato
e sarò io la tua vela,
perciò abbracciami e tuffiamoci.
Ho preso stanza nella tua vita
le porte son chiuse, il letto disfatto
e sfondata ogni parete
ammiriamo un cielo allattato
da un’alba che vagisce.
[da Cicatrici e altre incarnazioni, WIP Edizioni, Bari 2015, pp. 50-51]
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