Primo tempo
Noi le maschere a turno in scena
prima si ride poi si piange
infine si ringrazia senza saper chi siamo;
è che da troppo calchiamo le scene,
le solite pantomime, la ripetuta voglia
di far saltare in aria il volto assegnatoci
ché lo sai tu guardi con gli occhi prestati
da chi un giorno ti marchiò lo sguardo nativo
e io non ho che lampeggi di quel che fosti
e tu non hai che echi di quel che dissi
e il nostro amore è un baratto tra ciechi e sordi
il nostro amore è la mendicanza; quale non è?
Secondo tempo
Tutti i veri amanti frugarono prima nel fondo,
prima di rifiutarsi all’invalidità d’origine:
a dispetto di essa anch’io presi alle spalle il nulla
gli chiusi gli occhi e chiesi: “chi sono?”.
Sei il tempo di un passaggio, che non mi perderò
non voglio, non posso, se non perché restai?
perché resistetti così a lungo sul bordo
ignorandone l’oltre, pur sognando un orizzonte?
Così parlava lei, come giocasse d’anticipo
impossibilitando a ragionare il tempo, che si sciolse
infine si sciolse, e a legarci restavano le mani,
senza vista e senza udito altro non si poteva
che cercarci come rabdomanti, e poi a notte dissetarci.
Una storia in due tempi- Versione audio: