dichiarami il tuo passo
quale peso quale ampiezza
e saprò cosa serbi nel cuore
fuochi fatui o mani tese
all’annegato, io se di te privo
gonfio d’acqua come il folle
da risanare dal basso istinto
così che io sia una carrucola
che dal pozzo del mio tempo
versi acqua porti acqua
e l’ubriaco di troppa luce
trova vertigine nella stasi
ingaggia duello dopo duello
ingaggia vita amori e morte
perché le ore sian campanelli
così che suona di porta in porta
a mendicare la sobrietà del buio.
La sobrietà del buio – Versione audio:
[da Congiunzione carnale, astrale, relativa, Firenze 2004, p. 41]