Distanti saremmo solo se il tempo cessasse
solo e soltanto se ogni senso cadesse
dalle nostre mani che sanno del tempo il palpito
con le tue grandi falcate squarci la tela del nulla
distesa sotto i piedi di noi comuni passanti
su questa terra che popoliamo di fragili speranze
dolci e teneri ripari contro destini aspri e solidi,
ma la fortuna vuole che le tue cosce lunghe e tese
separino il bene dal male, i desideri dalle attese
ma la fortuna vuole che io t’incontrassi,
t’inseguissi, non mollassi, se mai con speranza,
sempre, e infine t’abbracciassi
nel caldo inverno d’una piazza obliqua
che ancora ricordo, che ancora brucia di senso
quanto gli occhi tuoi quando, è raro, mi sorridi
muta e vibrante come cucciola d’uomo malandato.
Ad evocare spiriti di carne – Versione audio: