Al Professore Alessandro Rabuzzi, che fu il docente di matematica nei miei primi due anni al Liceo Scientifico “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” di Pistoia, istituto di cui sarebbe poi stato anche preside, dedico questi versi che parlano di un periodo della vita di ogni persona compreso e compresso tra la fine dell’infanzia e la prima adolescenza. Proprio il periodo in cui ebbi l’occasione e la fortuna di incrociarlo nella mia vita di studente. Questa mattina, 30 giugno 2014, è scomparso prematuramente. A settembre avrebbe compiuto 64 anni. Un modo, spero non indegno, per ricordarlo e porgergli un ultimo saluto.
e a luglio è già tutto marcio,
tranne l’areola di una madre sì precoce
quanto tardivo è il bimbo a svezzarsi
accucciato tra i seni di lei, lui invidia
i castelli di sabbia eretti dai fratelli
già persi, lui non sa, nel gioco più adulto
e poi c’è la gioia di lei, divaricante
le labbra, piccoli e grandi risa sulla spiaggia
che come e più di ogni altra cosa è viva
e calda al ricordo, ché le città prenotano
con la promessa di nudità stordenti
quasi perfette come perfetto è il sogno
sezionato da occhi umidi, voglie vaghe
al risveglio, che se fossi piccolo tremeresti.
Tu che un nido hai tramato alle spalle
azzarda l’esistenza di un fiore senza stelo;
non avrai che acqua e non certo da bere.