La divergenza tra noi è sul dove
e sul quando e sul come scalare
la vetta oltre l’infermità di cuore
che sempre affligge gli svernati
dai molteplici cammini ipotizzati
al mattino presto, quando saluti
l’ultima stella e l’ultimo amante
sfregiato nell’anima e nel dente
cariato da un linciaggio dei sensi
ammassati come ossa, ammucchiati
e con le lenzuola sporche gettati
come miche di pane ora sfornato
caldi mozziconi di sigari fumanti
raccolgo sulla strada resti di noi
prima dell’avvento di ricordi rapaci.
Sempre insellati di nero i tuoi fianchi,
ma non so se del buio o dell’ombra
perché sai che non è la stessa ora
che il sole offre giorno dopo giorno.
Così, tu che fosti per me meridiana
ti assottigli sotto la macina del tempo
ed è per questo che sono uno in cerca
di mulini a vento, e di uno scudiero
da riempire di parole, da riempirmi
fino a scoppiare di senno, bacarmi
di una qualche malaticcia, nera utopia
tanto anarchica è la vostra signoria
che il servo è padrone di una clessidra.
Forse la sabbia è solo polvere più dura?
So solo che qui è un gran pantano e poi
che in mezzo al fango non ho una lancia.
Don Chisciotte e la sua donna scarlatta – Versione audio: