Perché non bevi il mio orizzonte liquido
così ch’io possa amare anche il tuo sudore
nelle notti in cui mi si sfigura la sorte a prora?
Che non c’è polena con le tue forme, i tuoi abbracci
il taglio netto dello sguardo che fende gli altri
sguardi: tanti scogli a pelo d’acqua
che tanta acqua mi fanno imbarcare
e affonderei a poco a poco, non fosse per te.
Tu sei solo un pezzo di legno, mi dice la ciurma
ma non è vero, semmai sei l’idea
e come ogni idea sei combustibile
per chi sa farsi incendio nella testa
sfregando i pensieri, uno con l’altro
uno contro l’altro, uno per l’altro
e via così, a bruciare i pezzi di ricambio
le assi di riserva come scorta contro la sorte
perché si sa che ogni viaggio ha i suoi corsari
e si sa che perdi i pezzi nel farti adulto,
lasci due vele e prendi tre zavorre
ma la chiamano esperienza, e poi
c’è il motore ora a farti andare di conserva
a mitigare lo sbattimento del mare.
Però devo dire che da grandi ti fanno pure i rostri
con cui puoi uncinare verginelle ma pure le stelle
anche quelle che un tempo guidavano le navi
e buttar giù il cielo, sai che sorpresa dietro il sipario
magari scopri che le stelle le reggono in due
uno le accende, l’altro le fa cadere
entrambi ci arpionano i desideri fuori atmosfera,
ma senza carne, né peso delle ossa, del cuore.
Ho la stessa consistenza di un aquilone
di cui invidio la trasparenza, non il filo;
ecco perché ti ho chiesto di bermi l’orizzonte
ecco perché voglio amarti sin nel sudore
ecco perché trovo più vita nel legno,
di più se scolpito: è tutta questione di fuoco
di quello che hai nelle vene, che c’è tra le onde
poiché la bonaccia può essere un inferno, sai
è tutta questione di dar voce al silenzio
e un silenzio per le troppe voci stonate
ma porta pazienza, anche questo impàri dal mare
che non c’è attesa che non sia speranza accesa
ed è qui che ogni età si scompone
e lascia nel mare frammenti d’una vita ben spesa
cui con fiducia aggrapparsi al prossimo naufragio.