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Malinconia

J.S. Bach, Partita n. 2 in re minore per violino solo, BWV 1004 (eseguita da Uto Ughi)

E se il diavolo in corpo non fosse euforia
ma sentirsi una condanna ficcata nel ventre
dalle tue stesse mani che tremano alla vita?

morire dentro è la tagliola più insidiosa,
perché ti vuole sparpagliato più che unito
e nella dispersione è l’antifona del niente
che sento addentarmi, vuol farsi largo
tra le mie costole e i ricordi miei stremati

galoppando a spron battuto, con zoccoli di fuoco
al che la sera in cenere ti rende cellula su cellula
e non stringersi che le ossa è preludio del vuoto
che assapori nel bambino lasciato a casa di notte
a esorcizzarsi i fantasmi figli della sua innocenza
ché non sapere è paura, come del resto sapere

m’imbratto sempre delle parole in cui m’imbatto
nelle ore che rintoccano a lutto, nelle ore che sai
colme di un sapore che la solitudine dà come mai
potrei carezzare sul culmine di un desiderio sfatto
come il letto scolpito dalle convulsioni di fuggitivi
quali in fondo son tutti gli amanti degni di tal nome

e se a notte m’incendio è perché non tutto si spenga
in questa città sventrata da una bassa marea d’agosto.

Fabrizio Clerici, Sonno romano (1955)